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TRADUZIONE – Eminem | Intervista New York Times

TRADUZIONE - Intervista New York Times

DETROIT — C'erano più giochi arcade che persone dentro lo studio di Eminem in un recente pomeriggio d'estate, e il brusio degli highlights dell' N.F.L. – non la musica – rompevano il silenzio. A lavoro in un grigio edificio, senza insegna, nella periferia di Detroit, il rapper, all'anagrafe Marshall Mathers, ha in mano una penna e un quaderno sbrindellato dei Detroit Lions, mentre scrive in solitudine per nessun progetto in particolare.

“Ho un lavoro intellettuale” mi ha detto, sedendosi su un divano di pelle nera e spegnendo la TV. “Scrivo tante cose, e capita che non le usi mai. Mi alleno semplicemente”.

A 42 anni, con decine di milioni di album venduti, 15 Grammys (inclusi i due che ha vinto nel 2015) e un Academy Award per la migliore canzone originale (“Lose Yourself” nel 2002), Eminem sa che si è per sempre ritagliato il suo posto. Nell'era di Drake e Kanye West, lui esiste su un piano separato di celebrità del rap – raramente fotografato, senza una personale presenza online – diverso nel suono e nello stile dalla moderna sfera di influenza dell'hip-hop.

Ma ancora, quando viene fuori, la gente ascolta: “The Marshall Mathers LP 2”, il suo corposo album del 2013, ha venduto più di due milioni di copie negli Stati Uniti. Piuttosto che affrettarsi a creare un sequel, ha deciso di ri-emergere quest'estate come produttore esecutivo e principale artista della soundtrack di “Southpaw”, in uscita il prossimo venerdì, la storia di redenzione di un boxer finito interpretato da Jake Gyllenhaal.

[…]

Come sei arrivato a mettere insieme una soundtrack per un film che non era il tuo?

Volevamo essere sicuri che le canzoni avrebbero fatto ricordare il film anche a distanza di anni. Quando pensi a “Don’t You (Forget About Me)” pensi a “The Breakfast Club.” Quando pensi a “Eye of the Tiger” pensi a “Rocky”.

O a “Lose Yourself” – hai sentito la pressione di dover arrivare al livello di 8 Mile?

Con questo film in particolare, non ne faccio parte [come attore], quindi non avrei potuto scrivere dal punto di vista di Billy Hope nella canzone. Ho tentato di fare qualcosa che potesse essere tematico — motivante, relativamente all'essere all'angolo e contrattaccare.

L'energia del film è molto mascolina, e sulla soundtrack sono quasi tutti uomini. Come ci è finita Gwen Stefani nel mix su “Kings Never Die”? Hai fatto qualche battuta su di lei nella tua musica in passato.

Non penso sia stato niente di irrispettoso. Voglio dire, forse ho detto che lei avrebbe potuto farmi pipì addosso, ma, non mi interessa chi tu sia – è divertente comunque. Ma ho sempre rispettato Gwen Stefani. E' un talento incredibile, ma anche la sua longevità è uno dei motivi per i quali lei è perfetta per quella canzone.

Ti senti ancora divertente?

Sempre. Questa cosa non è mai veramente cambiata. Non so se è una cosa buona o cattiva. Molti comici, quando invecchiano, non è che cambino necessariamente. E' uno dei motivi principali per cui amo Will Ferrell – perchè è se stesso. Penso sia importante tenersi il proprio senso dell'umorismo fino alla morte.

E non deve necessariamente evolversi o maturare?

No, voglio dire, puoi essere maturo con i tuoi figli, puoi essere un genitore, va bene. Quella è una cosa differente.

Essere padre di adolescenti ha fatto cambiare il tuo modo di pensare alla musica?

Non sul serio. Penso che una volta che invecchi, cominci – non so come rispondere a questa domanda. Io non cambio sul serio. Immagino che maturo, ma non sono mai cambiato così tanto. Sono sempre un padre. Segui solo la corrente. Ma il lavoro è lavoro, e quando lavoro, è su quello che sono focalizzato.

Mostri ai tuoi figli la tua musica?

Tento di non focalizzarmi su di loro così tanto, perchè l'ho fatto [in passato] e non voglio intralciare le loro vite. Sento che più ne parlo, più le loro vite diventano difficili.

Qual è il tuo rapporto con 50 Cent ultimamente? Lui è sia nella soundtrack che nel film.

E' lo stesso di sempre, più o meno. Voglio bene a Fif, amico.

Il fare album ha preso una battuta d'arresto per lui, ed è diventato questa celebrità e uomo d'affari. Dr. Dre sta facendo qualcosa di simile. Hai mai pensato di muoverti verso mondi diversi, come hanno fatto loro?

Con 50, potevo aspettarmelo, anche all'inizio. E' stato sempre rivolto al mondo degli affari. E' sempre stato in sintonia con qualuque fosse la prossima mossa, dove magari io – e odio dirlo – io tendo ad essere più di mentalità ristretta. Ho una visione tunnel per quanto riguarda la musica.

Non senti di essere un visionario in nessun'altro reame?

Se penso al futuro, forse posso vedere me stesso produrre album, ma mi sento come se vorrò sempre avere qualcosa a che fare con la musica. Non ci sono tante altre cose che mi prendono così tanto. E [voglio dare] credito a chiunque è capace di fare questo genere di transizione e di essere felice e a proprio agio facendolo. Non so se ci potrà essere un altro campo per me in cui eccellere.

Dre parla con te del suo business, come ha fatto con le Beats?

Quello lo facciamo sempre. Ma non avrei mai pensato che la faccenda delle cuffie — è venuta fuori dal nulla. Mi ricordo che eravamo alle Hawaii, e stavamo registrando delle canzoni per “Detox” e per “Recovery”. Jimmy [Iovine] voleva che facessimo un servizio fotografico con addosso le cuffie. Ovviamente l'avrei fatto – sono Jimmy e Dre. Ma ho pensato: “Ok, possiamo andare a fare musica adesso? Voglio tornare indietro e registrare”. Mi ricordo che ho pensato una cosa del genere: “Quanto grande può diventare questa cosa? Sono solo cuffie”. Ma amico, avrei dovuto capirlo basandomi solamente sul nome di Dre stesso. E Jimmy è come il Great Gazoo dei “The Flintstones.” In qualche modo ha questa lungimiranza che gli permette di sapere sempre che cosa accadrà dopo. A volte io non capisco proprio che sta succedendo. Mi manda fuori di testa.

Stai al passo con la musica rap del momento?

Cerco di star dietro ad ogni cosa che esce. Amo [Lil] Wayne, Drake, Big Sean, Schoolboy Q. amo Kendrick [Lamar]. Tento di prestare attenzione a ciò che c'è fuori. Wayne fa uscire una nuova canzone, e le mie orecchie si mettono sull'attenti. Ci sono alcuni artisti che fanno sì che questo accada solo per il calibro del loro rappare – è come avere delle caramelle per me. Kendrick, il modo in cui mette insieme gli album – dall'inizio alla fine, è come se fosse un pezzo d'arte. Ma l'hip hop ha bisogno anche di Drake. L' hip hop ha bisogno di Big Sean. Penso che l'hip hop è a buon punto ora come ora. C'è una sorta di equilibrio, ed è come se i rapper migliori siano anche quelli che hanno più successo. A volte non è questo il caso.

Ti senti competitivo con i Kanye, i Drake e i Kendrick del mondo? Sembri un pò distante da loro.

Kanye, anche – mi ero dimenticato di nominarlo. Sarò sempre competitivo a livello di liriche.

Dove ascolti la roba nuova?

Altre persone me lo dicono e la tirano fuori per me. Aspetto che le altre persone me la mostrino. Non vado su Internet molto spesso, perchè le esperienze che ho avuto non sono state delle migliori. Non è produttivo per me.

Non vuoi cercare su Google il tuo nome?

Una volta che sono al computer, è finita, perchè sono tentato di controllare tutto. Sono stato al computer recentemente e sono finito su un sito, ho letto cinque commenti e ho pensato “Cavolo”. Ho amici che lo fanno – amici rappers. Io penso “Non so come possiate farlo”. Perchè finisci per voler litigare con qualcuno, ucciderlo, o uccidere te stesso – normalmente, tutte e tre contemporaneamente.

Pensi che Twitter e Instagram abbiamo influenzato il rap?

So che ci sono moltissime faide su Twitter. La gente prima faceva solo canzoni. Ma è quello che è. Il mondo è in continuo cambiamento, e devi solo adattarti ed evolverti.

Non sei uno di quei tipi che dicono “Era meglio ai miei tempi?”

Assolutamente no, non voglio essere quel tipo di persona. Prendi il meglio, e il peggio [di ogni cosa]. E' una di quelle cose che ho sempre rispettato di Jay [Z]. Secondo me, lui non ha mai avuto uno stop nella sua carriera. E' sempre stato così consistente; è così in sintonia con ciò che è nuovo e con ciò che è giusto fare.

Senti di avere avuto uno stop nella tua carriera?

Oh, io? Sicuro. Probabilmente i giorni di “Encore”. Personalmente guardo a “Relapse” come a uno stop. Tutto il resto è soggettivo.

Com'è la tua vita normale tra la realizzazione degli album?

Molto lavoro. Sto normalmente in studio dai cinque ai sei giorni alla settimana, cercando di pensare alla prossima mossa. Ogni tanto, faccio il punto della mia carriera. Normalmente tento di pensare a cosa farò dopo.

Stai lavorando su un album solista?

Non ancora. Ma sto tentando di capire che cosa fare dopo, musicalmente [parlando]. Ci sarà una certa pagina sulla quale starò e dirò “Ok, ho deciso di farlo in questo modo”. A volte penso che se mi metto [troppo] a mio agio o faccio le cose [troppo] a modo mio, devo poi fare un passo indietro per un attimo e capire come fare per mescolare un pò le carte.

Pensi ancora di essere al meglio di te?

Penso di stare tentando di farlo. E a volte non so se è sempre una buona cosa. Non voglio farlo [sempre] in modo che, non appena una canzone è finita, non hai nemmeno capito che cosa è successo. Ecco perchè tento di non farlo. Sono il mio peggiore incubo in quel senso.

E' perchè sei così abile tecnicamente che arrivi al punto in cui pensi che “più veloce” e “più complicato” non siano sempre la miglior soluzione?

Si, è quello che intendevo. A volte va bene farlo, se la canzone è giusta per quello. Ma se comincio a registare per un nuovo album, voglio essere sicuro di approcciare il tutto nel modo giusto.

di Joe Coscarelli, New York Times, July 17, 2015

Traduzione e Revisione di Mery_Jo, per MarshallMathers.eu, Luglio 21, 2015

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