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Slim Shady

Il messaggio misterioso di Eminem

“Vivevo in un buco di merda in Fairport Street, una traversa di 7 Mile Road. Un giorno, Proof mi ha chiamato”.  E’ in questo momento che nasce quello che tutti noi conosciamo come il “mostro” del rap.

Verso la fine del 1995 Proof, morto nell’aprile 2006, chiamò Eminem  raccontandogli la sua idea di creare un gruppo formato da 12 MC e di chiamarlo la “Sporca Dozzina”, i Dirty Dozen. Passò del tempo ma, i 12 MC non si trovarono così Proof decise che il gruppo sarebbe stato composto da 6 rapper, ognuno dei quali avrebbe avuto un alter-ego: “due personalità, il potere di due MC in uno solo”. E’ in questo momento che nasce Slim Shady.

La storia racconta che Eminem trovò il nome Slim Shady mentre era al bagno…il pettegolezzo non fu confermato fino all’uscita del libro “The Way I Am”, dove Eminem in prima persona racconta l’accaduto:

“Quel nome [Slim Shady ndr] mi è venuto in mente mentre ero sul cesso. Davvero, stavo cagando quando mi è venuto in mente. Si pensa un sacco, al cesso, non a caso tengo sempre appoggiato da qualche parte un bloc-notes. Quando ho trovato Slim Shady ho cominciato a pensare a un milione di cose che facevano rima con quel nome”.

In realtà Slim Shady fu la valvola di sfogo di Marshall/Eminem, quando ancora il confine non era così definito, quando ancora The Slim Shady EP, il lavoro di svolta dell’artista, stava per essere abbozzato.

Eminem scrive The Slim Shady EP durante uno dei periodi più bui della sua vita; scrive canzoni come la prima versione di Rock Bottom [ che poi finirà su The Slim Shady LP] e poi “tenta” di suicidarsi. Il tentativo con il Tylenol 3 non riesce perchè, come lui stesso racconta, vomita tutto pochi minuti dopo. Slim Shady è quindi nato e consolidato; non solo il punto di vista dell’artista quando scrive come Slim Shady è differente, ma anche i testi, la sua voce, il suo entusiasmo sono differenti. Slim Shady è il rapper nato per shockare la gente, nato da un’ossessiva ricerca di attenzione, nato prima di raggiungere la linea della disperazione.

Come Eminem stesso ha spiegato, tra Infinite [il primo studio album del rapper datato 1995] e The Slim Shady EP datato 1997, il rapper si prese una pausa piuttosto lunga, ragion per cui i due lavori suonano totalmente differenti. Infinite riprende i toni del rap degli anni ’90, è forte l’infuenza di rapper come Nas, Eminem stesso dice di aver venduto qualcosa come 70 copie dell’album all’epoca. The Slim Shady EP invece è un lavoro diverso, concreto ed originale. I toni sono diversi, gli argomenti sono diversi. Slim si presenta in “Just Don’t Give a Fuck” e lo si ritrova come oggi lo conosciamo, o meglio, come lo conoscevamo prima della metaforica morte di Slim Shady nel 2006, in canzoni come “If I Had”. Il “demo”, l’EP, o come lo si voglia chiamare vende, secondo quanto dice Eminem in un’ intervista con Zane Lowe, circa 250 copie. Il resto è storia, ma ve la vogliamo raccontare comunque.

Dopo il tentato suicidio e la depressione che avanza, Em decide di darsi un’altra possibilità partecipando alle Rap Olimpics di Los Angeles. Eminem vince contro tutti, fino alla finale, dove viene battuto da un tipo chiamato Otherwize. Marshall, distrutto, a questo punto pensa davvero di mollare: “poi, mentre me ne stavo andando, un tipo della Insterscope, Dean Geistlinger – lavorava come assistente di Jimmy Iovine, il presidente – venne da me e mi chiese se poteva avere il mio demo, Io ero talmente incazzato che gliel’ho praticamente tirato dietro”. Jimmy Iovine sente il demo, chiama Dr.Dre che chiama Eminem e…nasce la hit mondiale “My Name Is”. Spesso e volentieri la linea di divisione tra Eminem e Shady è davvero, davvero sottile. Ma Marshall è fiducioso: “i miei fans sanno distinguere una personalità dall’altra”. Quindi giusto per fare chiarezza, Slim Shady è il diavoletto sulla spalla che ti spinge sempre verso la tentazione, è quello che arriva ubriaco, a cui non frega un cazzo di nessuno, che ti punta in faccia il dito medio perchè è stufo. Eminem invece è il Rapper, serio, autentico, talentuoso in modo letterale, il rap nella sua forma più completa. Poi c’è Marshall, quello che pochi conoscono, ma che, si riesce a scorgere qui e lì nelle sue canzoni. Tre personalità, una sola persona, un solo “rap”.

Eminem ci aiuta a distinguere i tre:”Just Don’t Give a Fuck” è Slim Shady, “Lose Yourself” è Eminem, “Mockingbird” è Marshall. Ma come nasce il “look” alla Slim Shady, quello che ha spinto milioni di adolescenti a tingersi i capelli di biondo e vestirsi solo con maglie bianche oversize? Dre aveva chiesto a Eminem un’immagine da accostare a quella del “bad-boy” su The Slim Shady LP. Eminem ci pensa molto, ma nessuna idea è abbastanza originale. Allora racconta: “Stavo facendo una passeggiata con Royce. Ero fatto di ecstasy. Siamo andati in un negozio e abbiamo comprato una bottiglia di acqua ossigenata. […] Il giorno dopo mi sono svegliato alle due, e non ricordavo niente.[…] Quando sono arrivato in studio con i miei nuovi capelli biondi e una maglietta bianca, Dre è stato zitto per un pò, e continuava a guardarmi stupito. Poi all’improvviso mi ha detto: “Ecco! Abbiamo trovato la tua immagine!”.

Slim Shady è quindi pronto per le luci della ribalta, che si accendono calde su di lui nel 1999, quando The Slim Shady LP debutta. E’ il trionfo del liricismo, dei modi bruschi, del ragazzo bianco di periferia. The Slim Shady LP vende 5 milioni di copie, rendendo Eminem non solo famoso ma anche potenzialmente pericoloso. Le polemiche che hanno sempre seguito Eminem, nascono dal suo rappare come Slim Shady, nel momento in cui decide di mettere nero su bianco i pensieri della parte oscura di ogni essere umano. Slim Shady è incazzato. Ha passato la sua vita a “spalare merda” e adesso la sta scaraventando sulla “White America”, l’America bianca, borghese, perbenista e moralizzatrice. Nessuno aveva mai rappato così, nessuno si era sognato di rappare l’uccisione della moglie, “Just The Two Of Us”, prequel della chiacchieratissima “Kim”, di diventare un modello, “Role Model”, di prendersi la colpa per un’ overdose di funghi allucinogeni “My Fault”, di presentare il suo amico gay del Connecticut “Ken Kaniff”, di aver toccato il fondo, “Rock Bottom”, e di non fregarsene un cazzo, “Just Don’t Give A Fuck”, di dire chi era, “I’m Shady”, di incontrare Bad, “Bad Meets Evil” e di dire che ancora non gliene frega un cazzo ”Still Don’t Give A Fuck”. Questo è Slim Shady, e questo è per sommi capi il riassunto delle tracce del primo grande capolavoro di Eminem. Tutti conoscono Slim Shady, tutti vogliono Slim Shady, che si fonde a tal punto con Eminem da diventare indistinguibile. E’ da qui che parte non solo l’ascesa di Eminem ma anche la controversia che lo accompagnerà per tutta la sua sfavillante carriera.

Ciò che i critici non hanno mai capito è la potenza di questo personaggio, reso talmente reale che Eminem stesso dichiara: “Ho creato un mostro, perchè nessuno vuole più Marshall, ormai. Vogliono Shady”. (Without Me, The Eminem Show- 2002). Slim Shady ritorna puntualmente in tutti i lavori del rapper bianco, da The Slim Shady EP fino a Encore, passando per The Marshall Mathers LP, per The Eminem Show, e, per gli album di altri rappers, tramite i vari featuring  che Eminem fa in quel periodo. Nel 2006, quando esce quello che era stato definito l’ultimo lavoro di Eminem “Curtain Call: The Hits”, la raccolta dei suoi più grandi successi più tre inediti, Slim Shady viene fatto fuori dallo stesso Eminem. “That’s Slim Shady, yeah baby, Slim Shady’s crazy, Shady made me, but tonight Shady’s rocka-by-baby…” “Questo è Slim Shady, si piccola, Slim Shady è pazzo, Shady mi ha creato, ma stanotte, Shady canta una ninna nanna” e ancora continua:”I hear applause, all this time I couldn’t see, How could it be, that the curtain is closing on me, I turn around, find a gun on the ground, cock it, Put it to my brain and scream  – die Shady – and pop it”. “Sento gli applausi, per tutto questo tempo non sono riuscito a capirlo, Com’è potuto succedere, che il sipario si stava chiudendo su di me, mi giro, trovo una pistola sul pavimento, la carico, me la porto alla testa e grido – muori Shady –  e premo il grilletto”.

Slim Shady è morto, e si è portato con lui tutti gli insulti e le offese al mondo dello spettacolo, ai suoi colleghi amanti del red carpet, ai suoi “amici” rapper che non fanno altro che rappare di belle donne e belle macchine. Ma come Shady ci ha dimostrato, scavare nel subconscio umano significa anche dare vita ad alcuni pensieri che non si possono ignorare;  scavare nel suo subconscio poi significa usare degli escamotage poco ortodossi, e cioè dar vita a una serie di controversie per potersi distinguere dalla scena musicale pop di quel periodo. Soprattutto in The Marshall Mathers LP si può vedere come Eminem tenta di fasi dei nemici: da Ricky Martin ai Backstreet Boys, da Christina Aguilera a Britney Spears, passando per altri artisti che con il mondo della musica non avevano nulla a che fare…ma non finisce qui. Continua anche in The Eminem Show: incazzato con Moby perché quest’ultimo dichiara di non aver bisogno di usare un linguaggio scurrile per far vendere i suoi dischi riferendosi chiaramente all’ ex biondino di Detroit, lo fa finire dritto nel suo radar: Moby diventa un manichino e viene pestato da Eminem e dall’ ex rapper scuderia Shady Obie Trice. La questione va avanti per molto, tant’è che agli MTV Video Music Awards di quell’anno si rischia il litigio in diretta. Queste sono solo alcune delle tante “beef” o faide che Eminem tiene in piedi in quegli anni. Un’altra faida famosissima è quella con Ja Rule, canzoni come Go To Sleep sono chiaramente impresse nella nostra mente come alcuni dei dissing più duri che siano mai stati scritti. La cosa degenera quando Ja Rule tira in ballo la figlia di Eminem, Hailie Jade. A quel punto, dopo varie canzoni, ed Em che chiude in bellezza con : “Hailie, vai a prendere l’Oscar, dobbiamo infilarlo in culo a Ja Rule”, arriva la svolta. Eminem capisce la gravità della situazione, pronta ad esplodere da un momento all’altro e decide che è ora di smetterla. Lo spiega come meglio può in “Like Toy Soldiers”. Giura, a quel punto, di star lontano dalle faide per sempre. 

Sappiamo che prima di Relapse Eminem ha avuto periodi difficili, entrando e uscendo dalle cliniche di riabilitazione e rischiando la vita per un’overdose di metadone, Ambien e Valium. Ma proprio su Relapse, chi ritroviamo? L’ormai-morto-ma-adesso-rinato Slim Shady. Come tanti anni fa anche adesso Marshall ha bisogno della sua valvola di sfogo. Ha bisogno di riuscire a scrivere come anni prima, di riuscire a mettere nero su bianco tutta la sua rabbia, la sua frustrazione; per farlo sceglie ancora una volta il genere rap/horror. Credo che Eminem l’abbia creato e fatto proprio, perché come nei migliori romanzi del suddetto genere, il killer psicopatico Shady ti fa rimanere incollato fino all’ultima traccia per scoprire come va a finire. Beh, allora, com’è che va a finire? Finisce così: “So tell the critics I’m back and I’m comin’ to spit it back in abundance” – “Quindi dite ai critici che sono tornado e sto arrivando per dirvele in faccia in abbondanza”, di nuovi, aggiungerei. Eminem è tornato, e con lui anche Slim Shady.

*Written by: Mery_Jo – Contienene estratti del libro “The Way I Am” – no copyright infringement intended

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